Cosa resta di un’estate

Di un’estate restano le risate, la festa, la montagna, il mare, i chilometri, i baci, l’amore, i sogni. Restano i desideri e le stelle cadenti della notte di San Lorenzo, le costellazioni del Grande e del Piccolo Carro, il Triangolo Estivo e Cassiopea.

Resta il romantico ritorno alle case dei propri genitori, il tempo prezioso con la propria famiglia, il saluto che ridai a tuo padre e tua madre che ti chiamano ancora col nomignolo di quand’eri bambino, l’incontro con la tua cameretta di infanzia, la foto appesa al muro un pò sbiadita di quand’eri piccolo che evoca qualche sfumato ricordo, la zia che ha da pontificare più di tua madre, tuo fratello o tua sorella che ascolti per qualche ora in più rispetto alle solite telefonate ricavate tra i tuoi molti e i suoi molti impegni.

Resta l’anziana signora, storica vicina di casa, che ti riconosce e ti chiede cosa stai facendo, dove lo stai facendo (e menomale che non si spinge a chiederti il perché lo stai facendo) mentre tu pensi a come sia possibile che sia ancora viva. Resta l’oratorio dove passavi qualche pomeriggio, la casa di Marco, che frequentava con te la scuola elementare e ora chissà cosa fa nella sua vita, le case nuove in costruzione, il negozio che ha chiuso definitivamente.

Restano i nipotini che hai rivisto in carne e ossa dopo decine di videochiamate, e i giochi con loro mentre i loro genitori tentavano un illusorio riposo. Resta la loro energia, le loro innocue parole, gli evidenti e repentini cambiamenti che attestano che stanno crescendo molto in fretta.

Resta la musica, la nuova hit dell’estate che già non ricordi fintantoché non la riascolti in radio, ma anche gli intramontabili cantautori italiani, la panchina dove ti sei seduto per guardare il mare, la vista sulla capitale che hai scelto di visitare, i concerti, le sagre di paese, le feste in piazza, le strade pedonalizzate, le tradizioni.

Restano i fili di lampadine appese all’esterno dei locali, la sabbia in fondo allo zaino e la salsedine lungo le braccia, le moto lungo i tornanti e il dolce molleggiare delle barche nei porticcioli.

Di un’estate resta la leggerezza, e a volte quelle decisioni che segneranno un prima e un dopo nella tua vita. Di un’estate restano gli amici, che crescendo diventano meno ma molto più buoni, e anche le bottiglie di vino aperte in quelle belle tavolate con la compagnia di sempre.

Resta un panino divorato dopo una lunga scarpinata, una birra ghiacciata, un gin tonic o forse non saprei nemmeno più dire quanti, i tramonti abbracciati al primo amore, i tramonti insieme al proprio amore, i tramonti guardati pensando all’amore, i tramonti guardati pensando di odiare l’amore.

Restano centinaia di foto che non rivedrai quasi mai, qualche video, le discussioni sulla politica e sull’attuale Governo, qualche gossip dei vip che ormai tirano sempre meno e un po’ di solita e passeggera nostalgia.

Di un’estate resta l’abbronzatura per poche settimane soltanto, il colore più chiaro della pelle come una cintura in vita e una pallida mezzaluna sul seno che non può proprio competere con la superluna di questi giorni.

Restano molti libri, tante tantissime parole, un po’ di serate agitando il bacino credendo di ballare, risate scroscianti come cascate, tendenzialmente pochi nuovi progetti, un po’ di relax che si esaurirà fino a che non ci si immergerà nuovamente nel proprio lavoro.

Di un’estate restano delle avventure che, senza ancora saperlo, moltissimi anni dopo racconterai dicendo “nell’estate del 2023…” e resterà il ricordo di alcuni isolati momenti di pace.

Resterà il gelato, la pizza, la mozzarella, la focaccia, il basilico fresco, le orecchiette, gli spaghetti allo scoglio, lo sciroppo di fiori di Sambuco, i vasetti di marmellata e di pomodoro pronti per l’inverno, le cene fuori, le giornate da bollino rosso, il sudore addosso, il sudore sulle lenzuola, il costume blu nuovo, i bagni al mare, gli scogli, le docce fredde, gli scrosci improvvisi di pioggia.

Restano le notti estive, alleate e amiche più di quelle invernali, animate dai grilli, dalle cicale, dalle lucciole, dal rombo di una moto che nel silenzio ascolti dissolversi in lontananza.

Resterà la chitarra che hai strimpellato, le cose che hai voluto rileggere, le cose che hai lasciato in sospeso e che hai cominciato a riprendere in mano senza però finirle davvero.

Resterà il viaggio in Indonesia, la Grecia, la Sardegna, la Puglia, Mykonos e Formentera, le Dolomiti del Trentino, le spiagge dell’Albania, gli Stati Uniti d’America, il dolce e malinconico fado del Portogallo, il giro del Canada in van, i voli oltreoceano, gli scali, il trekking zaino in spalla, le code in autostrada, le uscite in barca.

Resterà un silenzio capace di fare spazio a cose nuove. Resterà la delusione che anche questa estate è già finita. Resterà il caldo ancora per diverse settimane, prima di un crollo precipitoso e ormai definitivo delle temperature.

Di un’estate resta l’uva raccolta e il granturco. Restano i papaveri e girasoli. Restano le strade vuote che luccicano per il caldo dell’asfalto. Restano le grandi città vuote che giorno dopo giorno si ripopolano come le api ripopolano gli alveari. Resta l’assenza dei giornali il giorno dopo Ferragosto e le zanzare, quelle che ti sfuggono, quelle che riesci ad ammazzare, quelle che compaiono nel silenzio di una camera da letto mentre poggi la testa sul cuscino. Resta il ricordo delle luce ben oltre le nove di sera.

Di un’estate restano le partenze, i ritorni, le scoperte, le promesse, le illusioni, spesso in questo esatto ordine, ma a volte no. I sentieri, i pensieri, le poesie.


Un’estate ci scompone: prende le nostre braccia e le nostre gambe, il nostro cuore e i nostri polmoni, i nostri occhi e la nostra testa e stacca tutto dal nostro corpo.

Di un’estate restiamo noi, felici ma sempre un po’ terremotati.

E così, proprio tra le macerie dell’ultima estate, si fa settembre.

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