C’era una volta, la stampa in 3D

Ho avuto l’occasione di montare una stampante 3D per la prima volta, costruendo pezzo per pezzo una stampante davvero speciale. Le stampanti 3D, che oggi sembrano essere la novità degli ultimi anni, in realtà sono uno strumento che il mondo delle aziende conosce da tempo. Infatti la rivoluzione non sta tanto nella stampante 3D in sé, quanto nella sua diffusione odierna e nella sua facilità di gestione (dall’acquisto all’utilizzo effettivo).

Oggi una stampante 3D può essere acquistata anche nei normali negozi di elettronica dei centri commerciali, senza dover spendere migliaia e migliaia di euro. Chiaramente i prodotti che troviamo “sugli scaffali” hanno delle limitazioni notevoli, che però probabilmente all’utente alle prime armi non interessano.

Dal mio personale punto di vista, avere in casa una stampante 3D serve a poco. Mi spiego meglio. Capisco e trovo comprensibile lo stupore iniziale, quando finalmente la propria stampante comincia a lavorare e a muoversi costruendo piano piano il proprio disegno. Sicuramente nelle prime settimane ci stamperemo di tutto, troveremo delle idee fantastiche per i prossimi regali di natale e sfoggeremo i nostri prodotti a tre dimensioni.

Ma poi? Ma poi dipende. Può venire la passione, quella vera, e quello che inizialmente era un utente disinformato ed ignorante in materia si rende competente, capisce che ci sono stampanti e stampanti, capisce quali software permettono certe modellazioni e quali no, definisce un obiettivo delle sue stampe, vende i suoi disegni online, crea un business. Nulla di male. Oppure l’utente è un insegnante, o uno studente magari di meccanica (perito o ingegnere non fa differenza). Allora decide di utilizzare la tecnologia della stampa 3D per aiutarsi nella didattica: l’insegnante ad insegnare, lo studente ad imparare, a realizzare. Di nuovo, nulla di male.

Io credo che le tecnologie vadano applicate a qualcosa, altrimenti restano confinate alle chiacchiere tra amici, che per carità, vanno bene anche quelle, ma magari in quelle occasioni si può parlare di altro. Se il cambio di prospettiva è “adotto una tecnologia perché va di moda, dunque la devo avere a tutti i costi anche io“, verso il più sensato “adotto una tecnologia perché mi incuriosisce. Provo poi a trovarne un fine utile e concreto” allora combaciamo con una mentalità digitale a mio avviso corretta e necessaria. Combaciamo anche con la filosofia della stampa in 3D, che aiuta enormemente il mondo del design, della progettazione e della prototipazione, a vedersi comparire davanti agli occhi quello che prima era solo un modello virtuale sul monitor del computer.

Alcuni esempi all’avanguardia con la stampa 3D sono: lo studio DUS Architects di Amsterdam che “stampa le case” in 3D (non stampa la casa perfetta e funzionante come la immaginiamo noi), l’Università del Michigan (nel loro laboratorio 3D) dove hanno salvato dei bambini affetti da una grave malattia respiratoria grazie all’aiuto del 3D. E ancora, Natural Machines, che è un’azienda specializzata nella stampa del cibo in 3D (really!), oppure l’ingegnere meccanico Anjan Contractor che ha ricevuto un grosso finanziamento dalla NASA per stampare del cibo in 3D destinato agli astronauti e infine, siccome la frutta fa bene, che sia naturale o che sia stampata in 3D, se ve ne serve un po’ all’ultimo minuto rivolgetevi a Dovetailed, che fa al caso vostro.

Qui sotto alcune immagini della stampante “Simple PrintrBot” che ho costruito per le attività del FabCentre dell’Immaginario Scientifico di Pordenone, per cui lavoro. (Partiranno anche dei corsi sulle stampanti 3D per chi è interessato…). La stampante qui sotto ve la portate a casa con 349.00 $, segno che a) sì costa poco, ma non è questo il vantaggio b) siete limitati nell’area di stampa, e in tutta una serie di altre cose c) se proprio volete giocare con una stampante 3D, potrebbe essere un buon punto di partenza. Se poi volete rivolgervi ad un vero esperto di stampa 3D della nostra regione, vi rimando a Ivan Bortolin, che, fidatevi, ne sa!

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